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Piano editoriale social, ha ancora senso farlo?

La classica impostazione del piano editoriale concepita in modo statico ha l’esigenza di essere rinnovata quando si parla di organizzazione del blog ma ancora di più se parliamo di canali social. Cosa c’è infatti di più immediato e veloce di loro?

Per loro natura queste piattaforme nascono e restano nel tempo dinamiche e in costante cambiamento, anche in virtù dei frequenti aggiornamenti che vengono fatti. Un piano editoriale social di conseguenza deve essere tutt’altro che statico e immutabile. Va invece “scritto in piedi”, cioè fuori dagli schemi e dagli obblighi precostituiti. Non c’è bisogno di rispettare per forza le classiche festività, date, ricorrenze, giornate mondiali e tutti quei “precetti” che fanno parte dei classici manuali di comunicazione digitale e che ci sono stati inculcati negli anni.

Bisogna rinnegare gli studi di comunicazione fatti finora? Tutt’altro. Per migliorare però c’è bisogno di fare un salto un po’ più in là e rendersi disponibili al cambiamento uscendo dalla logica delle caselle del file excel da riempire con tipo di contenuto e data di pubblicazione.

Proviamo allora ad alzare l’asticella e mettiamoci in ascolto. Confrontiamoci, studiamo i vari canali e i loro aggiornamenti e andiamo oltre il compitino a casa e il guadagno facile.

Analizzare le persone per un piano editoriale meno schematico

Studiare è sempre uno dei punti chiave. Per pianificare occorre conoscere e in questo caso bisogna studiare i social con i loro diversi meccanismi ma anche e soprattutto le persone che li vivono e per le quali sono pensati. 

Come per il piano editoriale di un blog, anche per i canali social è fondamentale una fase di analisi che permetta di ottenere dati di insight con informazioni preziose per impostare il lavoro. È importante conoscere il proprio brand, gli obiettivi che si vogliono raggiungere, come si muove la concorrenza e le persone alle quali ci si rivolge.

Analizzare come le persone interagiscono, quali contenuti preferiscono ma anche in quali orari sono connesse e commentano di più serve ad avere elementi per capire come muoversi nella creazione del piano editoriale. Ma è solo un punto di partenza.

Dare importanza alle storie più che alle caselle da riempire

Analizzare il modo di interagire delle persone risolverebbe i tanti problemi che conosciamo della scarsa copertura dei post, pur sapendo che oramai quelli non sponsorizzati hanno, di base, una vita breve. E si capirebbe anche che ciò di cui si ha bisogno non è solo del brand che si posiziona ma del brand che prende posizione.

Sui social più che in ogni altro posto il piede libero, la scrittura di cuore, va molto più che lo schema fisso. E il piano editoriale in questo caso, più che essere riempito da titoli, tipi di post e lunghezza deve contenere storie di un unico filone con le persone al centro, tra il brand e il mondo intero.


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